Islanda 2010, Massimo e Signora

 

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24 luglio

Arriviamo all’aeroporto di Keflavik, sito a circa 40 Km da Reykiavik, attorno alle 22, e veniamo prontamente raccolti dal personale dell’Hotel.  Gli alberghi vicino all’aeroporto offrono infatti il servizio gratuito da / per l’aeroporto; abbiamo dunque il primo contatto con la gente islandese, che si dimostrerà invariabilmente cordiale e disponibile per tutta al durata del viaggio.

Il primo giorno ritiriamo la nostra macchina (una Honda CRV alquanto vecchiotta ma comoda) e ci dirigiamo a sud verso una meta di richiamo, la famosa Laguna Blu, generalmente rappresentata sulle copertine delle guide.  Si tratta effettivamente di una località unica, con acque termali a 37° di colore azzurro intenso in un panorama lunare di scorie vulcaniche aspre e scure.  Il centro termale è superbamente organizzato e ci riposiamo dalle fatiche del viaggio con bagni rilassanti e saune, trascorrendo tutta la mattinata in rilassamento.

Rimessi gli scarponi, ci lanciamo alla volta del cosiddetto “Circolo d’Oro”, un complesso di siti spettacolari visitabili in una giornata.  Il primo è il parco di Thingvellir, unico monumento dell’Umanità dell’Islanda, dove fu costituito il primo parlamento democratico della storia moderna nel lontano X secolo. Naturalisticamente il sito è significativo soprattutto dal punto di vista geologico, essendo costituito dalla fenditura tettonica causata dalla separazione lenta ma costante tra le placche europea e nord-americana, responsabili anche dell’intensa attività vulcanica dell’isola.  Proseguiamo poi verso Nord per ammirare il Geysir per antonomasia, sito nell’omonima località, che erutta ogni 6 minuti circa a un’altezza di 30 m.  Chiudiamo la densa giornata con la possente cascata di Gullfoss, incorniciata da uno splendido arcobaleno.

25 luglio

Il secondo giorno proseguiamo il tour riavvicinandoci alla costa meridionale.  La prima sosta è alla splendida valle di Thorsmork, incorniciata da una altipiano da cui precipitano turbolente cascate come quella doppia di Selyandlandsfoss.  Raggiungiamo quindi il piccolo villaggio di Skogar, dove pernotteremo, per ammirare la poderosa cascata omonima (Skogarfoss) e proseguire poi per un tratto della Hringvegur (l’ “autostrada” nr. 1 che compie il periplo dell’isola) fino a Vik, sito sulla costa in prossimità di alte scogliere basaltiche abitate da uccelli marini che vi nidificano in quantità.  Vanamente cerchiamo i pulcinella di mare, secondo la guida comunissimi ma che né noi né altri turisti incontrati abbiamo mai visto…

 

 

 

 

 

26 luglio

Il giorno seguente è quello più intenso di tutto il viaggio. A causa della scarsità di alloggi disponibili, ci aspetta un trasferimento di 560 Km fino a Egillstadir, sulla costa occidentale, dove pernotteremo, visitando il parco nazionale di Skaftafell e la laguna di Jokulsarlon.  Questa parte dell’isola è dominata dal gigantesco ghiacciaio di Vatnajokull, il più grande d’Europa, che si staglia all’orizzonte come un gigante assopito, sdraiato sopra vulcani attivi che periodicamente esplodono provocando cataclismatiche inondazioni, provocate dallo scioglimento della calotta glaciale sovrastante. Lasciata la macchina al centro visitatori di Skaftafell ci inerpichiamo sotto una pioggia battente per giungere al punto panoramico sul ghiacciaio di Sjonarnipa, ammirando lungo la strada la cascata di Svartifoss, chiusa tra cupi basalti neri. La camminata di tre ore ci regala una visione mozzafiato del possente ghiacciaio…

 

 

 

      

La sosta successiva è a dir poco impressionante.  Una lingua di ghiaccio che si diparte dal Vatnajokull giunge fino al mare, dove si frammenta in una miriade di iceberg variopinti che si accatastano nella laguna di Jokulsarlon.  Il bianco, blu e nero dei ghiacci si fonde in una varietà di sfumature che generano un panorama davvero unico; ci imbarchiamo su un mezzo anfibio e ci inoltriamo nella laguna sfidando il freddo e ammirando lo spettacolo ineguagliabile.

Il resto della giornata è un lungo trasferimento sulla Hringvegur, su strade a volte strapiombanti e immerse nella nebbia; si noterà la quasi assoluta assenza di guard-rail…

    

 

27 luglio

La giornata prevede un altro consistente tratto in auto fino ai fiordi settentrionali, precisamente a Dalvik, dove passeremo due notti.  La strada attraversa la grande caldera del lago Myvatn, circondata da vulcani quiescenti o attivi, come il Krafla.  Il paesaggio è davvero inquietante, con campi di lava nerastra screziati dal giallo e dal rosso delle deposizione vulcaniche, con ampie fumarole e pozze ribollenti.  Dobbiamo fare molta attenzione a non lasciare il sentiero tracciato per non finire nei fanghi bollenti, a volte coperti da un sottilissimo strato solido; i coni residui svettano minacciosi nell’altopiano, silenzioso monito per il visitatore.  La visita si conclude al campo di lava di Dimmuborgir, creato da un vulcano vicino al lago, ricco di formazioni rocciose dalle forme spigolose e contorte.

In serata arriviamo a Dalvik, splendido fiordo racchiuso tra montagne nebbiose e ancora ammantate di neve.  Tanto per non farci mancare nulla, decidiamo di dedicare la serata al whale watching a bordo di un peschereccio locale.  La partenza è alle 23, in un fosco imbrunire che non cederà mai il posto a una vera oscurità, dato che siamo a soli 40 Km dal circolo polare artico.  Le tre ore a bordo sono fredde, bagnate ed emozionanti, più per l’atmosfera da romanzo di mare ottocentesco che per gli avvistamenti, ridotti alla fine alla fugace apparizione di tre delfini, pronti a sparire come erano apparsi. Manco a dirlo, di balene nemmeno l’ombra!

 

     

 

28 luglio

Ci godiamo un giorno di sosta, con sveglia tardi e visita al piccolo borgo di pescatori di Siglufjordur, dove vediamo un interessante museo della pesca all’aringa, principale fonte di sostentamento dei locali fino agli anni ’60 del secolo scorso.  Il villaggio ospita anche un piccolo museo dedicato alla musica folk locale.

29 luglio

La prossima tappa è Laugarbakki, a metà strada verso la penisola dello Snaefells.  Per riempire un po’ la giornata decidiamo di allungare e inoltrarci nella penisola nord-occidentale, solcata da profondi fiordi, dandoci come meta il villaggio di Holmavik, fornito di un Museo della Stregoneria e di un buon ristorante.  La distanza è considerevole, visto che i fiordi non sono attraversati da ponti e dunque pochi chilometri in linea d’aria costano lunghi tragitti intorno al fiordo, ma comunque arriviamo in tempo per visitare il museo, dotato di reperti davvero inquietanti.  Una buona cena a base di merluzzo ci rimette sulla strada di Laugarbakki, dove pernottiamo in una scuola adattata ad hotel per il periodo estivo.

 

 

 

 

 

 

30 luglio

Penultima tappa è Olafsvik,   ridente borgo di pescatori situato sulla penisola di Snaefells, celebre perché vi è ambientato l’inizio del romanzo “viaggio al centro della terra” di Jules Verne.  La penisola è dominata dal vulcano e dal ghiacciaio di Snaefellsjokull, ma vanta anche una serie di bei punti di osservazione panoramici, nonché delle insospettabili spiagge dorate sull’oceano.  Compiamo il periplo della penisola in senso orario, risalendo da sud verso Olafsvik dove arriviamo nel tardo pomeriggio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

31 luglio

L’ultimo giorno è dedicato a Reykiavik, dove giungiamo dopo una lunga deviazione per vedere la ricostruzione fedele, in situ, della capanna di Erik il Rosso, primo a raggiungere la Groenlandia e padre di quel Leifur il Fortunato che si spinse fino al Labrador e forse fino addirittura a New York.  La capitale in sé non è gran che, ma ci offre una piacevole passeggiata e una sosta a un pub prima della cena e del trasferimento a Keflavik, da dove ripartiremo all’alba del giorno dopo.

 

 

 

 

1 agosto

Il ritorno si complica alquanto per la concomitante occorrenza di ritardo del volo per Londra (5 ore per un volatile nel motore) e dell’oversending effettuato da Easyjet, che decide di lasciarci a terra, offrendoci una notte in hotel e l’imbarco il giorno dopo.  Per non correre il rischio di essere nuovamente lasciati a terra, alle 4 del mattino siamo già in fila al check-in!  Alla fine rientriamo quindi con un giorno di ritardo, stanchi ma soddisfatti di un viaggio in un paese senz’altro unico. 

    

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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