Chale Island 2009, SF Gianfra

 

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Kenia, Chale Island 7-14 marzo 2009

Dopo un comodo viaggio assicurato da un volo Eurofly e dal suo gentile equipaggio, atterriamo a Mombasa.

Qui comincia il difficile. In uno stanzone, con l'aria appena mossa da qualche pala di ventilatore, va in scena un girone dantesco. Insieme al nostro devono essere arrivati altri 2 voli. 700 accaldati turisti, ancora vestiti come le fredde provenienze impongono, si accalcano in 5 o 6 lentissime file per pagare l'obolo di 50 dollari ormai imposto a chi viene in Kenia, poi ne vorranno 20 per farti andar via.

Si deve pagare, poi, solo con banconote successive al 2000! Anche i pochi che sono riusciti a pagare in Italia non sono molto favoriti, ma noi, per una sfortunata scelta della coda, usciamo tra gli ultimi dopo un'ora e mezza.

Ci attendono Pascal e l'autista Hari. Neanche il tempo di sorseggiare l'acqua che ci offrono che ci immergiamo nel caos di Mombasa. Per andare verso la costa sud occorre passare un fiume con il ferryboat. Per raggiungere l'attracco in meno di un'ora Hari effettuerà tutti i contromano e le svolte proibite necessari, fino ad allungare una mancia al poliziotto che chiude un occhio sull'ultima ardita manovra con cui superiamo almeno 30 macchine in fila per il traghetto.

L'aria condizionata della vecchia Toyota smorza appena il gran caldo, fuori la classica miseria da paese subsahariano ed un'incongrua scritta "Italian gelati".

Ci vorrà una mezzora di attesa per traversare cento metri di fiume ed un'altra ora di una strada sempre più sterrata fino quasi ad una mulattiera.

 

Finalmente una capannetta sulla costa è il riparo dell'attracco da cui, essendoci alta marea, raggiungiamo Chale Island con un barchino.

Il posto è letteralmente un paradiso: in un giardino rigoglioso di piante e fiori colorati il nostro cottage vista mare ha un deliziosa veranda. Qui, dalle 10 del mattino a notte inoltrata, soffia una brezza marina e, per goderla meglio, c'è una sorta di lettone rialzato orientale dove la pennica postprandiale raggiunge vette ineffabili.

Siete cotti della vita romana e scappate in Africa per una settimana, ma vi sentite un pò in colpa nel rinunziare al safari? Beh, se come per me non sarebbe il primo, venite qui con fiducia. Mentre prendete il sole in piscina un bel babuino vi berrà vicino in un orcio che è lì per lui.

 

 

 

 

 

 

 

Mentre ciabattate pigramente verso il centro benessere, sarete salutati da numerose scimmie colobus dallo scialle bianco, le cui umanissime espressioni facciali rendono inquietantemente credibili le tesi di Darwin.

Prendete il fresco in veranda? Un raro cercopiteco vi darà un'occhiata non interessata lasciandovi basito. E' che qui siamo in una riserva naturale in cui l'ecolodge Tclub è studiato per dare il meno fastidio possibile a ciò che lo circonda e, a quanto si vede, ci riesce benissimo. In spiaggia aspettano la schiusa delle uova depositate dalle grandi tartarughe oceaniche.

 

 

 

 

 

 

 

 

Non ho mancato l'immersione con maschera, per i più bravi c'è il diving centre, e qualche bel corallo oltre a pesci pagliaccio ed altro hanno reso l'esperienza piacevole.

Comunque la godibilità del mare è strettamente connessa alle maree. Di solito sino a tarda mattinata il mare semplicemente non c'è.

Si può sfruttare il fenomeno passeggiando (!) intorno all'isola o andando a piedi verso i punti migliori per fare snorkelling. I bagni più belli li ho fatti verso le 17.

 

 

 

 

 

 

Non mi sono poi perso il massaggio di benvenuto, in una capannetta semi aperta affacciata sulla laguna interna e rinfrescata dal vento. Qui la gentile Helen ha così ben trattato la mia schiena che ho deciso di riprovare l'esperienza.

A non voler dire solo il bene qualche difetto c'è. Il caldo notturno di questi giorni di marzo non è efficacemente alleviato né dalla ventola né dallo spompato condizionatore disponibile. Si deve dormire sotto una fitta zanzariera per opporre una qualche difesa ai famelici, ancorché non pericolosi, insetti.

 

 

 

 

 

 

Il cibo non è eccezionale, nel ristorante a buffet si sforzano di proporre piatti appetitosi riuscendovi due volte su tre. Nel complesso non mi sembrano aspetti tali da compromettere la vacanza.

Volendo, infine, da qui è possibile partire per brevi o lunghi safari al Tsavo national park.

Un'ottima meta di relax intelligente per il socio del Phileas.

 

P.s. Per completezza d'informazione segnalo che qui abbiamo appreso che Totti e Fisichella hanno scelto quest’isola per celebrare il Capodanno 2009.

 

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